Per anni, l’allungamento dello psoas è stato uno dei trattamenti “must” per il mal di schiena. Non era raro vedere pazienti sottoposti a lunghe sessioni di stretching intenso, spesso accompagnato da manipolazioni e pressioni sull’addome. Ma oggi, grazie all’evoluzione della letteratura scientifica, sappiamo che questa visione è ormai superata. In questo articolo vedremo cosa è davvero il muscolo psoas, quali sono le sue funzioni e perché non dovremmo più “colpevolizzarlo” per ogni dolore lombare.
Cos’è lo psoas? Anatomia e funzioni
Lo psoas è un muscolo profondo che origina dalle vertebre lombari (L1-L5) e si inserisce sul piccolo trocantere del femore. È parte del complesso ileo-psoas, insieme al muscolo iliaco.
Le sue funzioni principali sono:
- Flessione dell’anca
- Stabilizzazione della colonna lombare
- Partecipazione alla postura eretta e al controllo dell’equilibrio
Per la sua posizione anatomica — molto vicina alla colonna lombare, al diaframma, al muscolo quadrato dei lombi e ai visceri addominali — è stato spesso etichettato come il “colpevole ideale” di tanti disturbi posturali e dolori alla schiena.
Psoas e mal di schiena: un’accusa senza prove
Negli anni 2000 era quasi una prassi: se avevi mal di schiena, si cercava subito di “rilasciare lo psoas”. Trattamenti mirati, allungamenti dolorosi, tecniche manuali che agivano profondamente sull’addome… tutto con l’obiettivo di “disattivare” un muscolo considerato iperattivo, contratto o infiammato.
Oggi, però, la scienza del dolore e la riabilitazione basata sull’evidenza ci raccontano un’altra storia.
Non esiste alcuna evidenza scientifica robusta che dimostri una correlazione diretta e univoca tra uno psoas “corto” o “contratto” e il mal di schiena.
Infatti, la colonna lombare è una struttura complessa, e il dolore lombare è un fenomeno multifattoriale, influenzato da aspetti biomeccanici, neurofisiologici, psicosociali e anche da fattori individuali come stress, sonno e attività fisica.
L’illusione dell’allungamento psoas
Molti pazienti mi chiedono ancora se devono “allungare lo psoas”. È importante chiarire un concetto:
La sensazione di “tensione” non equivale a un accorciamento reale del muscolo.
Eseguire un allungamento può dare un sollievo temporaneo, sì, ma non risolve la causa profonda del dolore.
Inoltre, agire in maniera ripetitiva e aggressiva sull’addome e sulle strutture profonde può provocare disagio, irritazione dei tessuti, e perfino aumento della sensibilizzazione del sistema nervoso centrale.

Cosa dice la ricerca più aggiornata?
I dati più recenti suggeriscono che:
Non esiste un test clinico affidabile per diagnosticare la “rigidità” dello psoas, in generale potremmo trovare un anca meno mobile.
L’allungamento passivo dello psoas non è più considerato un trattamento di prima linea per il mal di schiena.
Il movimento attivo, l’esercizio terapeutico personalizzato, la gestione dello stress e la corretta educazione del paziente hanno un impatto più efficace e duraturo.
In poche parole: non dobbiamo più “combattere” lo psoas, ma imparare a integrarlo correttamente nella valutazione e nella riabilitazione.
Quando è utile lavorare sullo psoas?
Attenzione: questo non significa che lo psoas sia “inutile” o da ignorare. In casi selezionati (come sportivi, ballerini, pazienti post-operatori, soggetti con alterazioni posturali marcate), un lavoro specifico di mobilizzazione, consapevolezza motoria, rinforzo e coordinazione neuromuscolare può essere molto utile.
Ma è un lavoro mirato, mai generalizzato, sempre inserito in un programma completo, scientificamente valido e centrato sulla persona.
Conclusioni
Il concetto di allungamento psoas ha subito un’evoluzione importante. Quello che ieri sembrava fondamentale, oggi lo consideriamo superato o addirittura fuorviante. Lo psoas non è il nemico, è solo anatomicamente vicino alla colonna lombare — non per questo ne è la causa primaria del dolore.
La strada giusta è una valutazione approfondita, personalizzata, basata sulla ricerca scientifica attuale e su un approccio centrato sul paziente.
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